Gli effetti degli anticoagulanti nei pazienti agli estremi di peso corporeo non sono ben definiti. Lo scopo di questa sottoanalisi dello studio ENGAGE-AF TIMI 48 è stato quello di analizzare la farmacocinetica/farmacodinamica e gli outcome clinici in pazienti randomizzati trattati con warfarin, edoxaban ad alto dosaggio (braccio HDER, 60/30 mg) e edoxaban a basso dosaggio (braccio LDER, 30/15 mg)
Sulla base dell’analisi dei dati è emerso che i pazienti con basso peso corporeo avevano un profilo di rischio molto alto, e il controllo dell’INR sotto warfarin era più difficile.
In questa sottoanalisi dello studio ENGAGE-AF, che ha confrontato due strategie di dosaggio di edoxaban rispetto a warfarin su oltre 21.000 pazienti con fibrillazione atriale, sono stati individuati 3 gruppi di peso: basso (LBW ≤55 kg) medio (MBW 79,8-84 kg) e alto (HBW ≥120 kg) peso. L’endpoint primario di efficacia comprendeva l’insieme di ictus o di eventi embolici sistemici (EES) nella popolazione secondo l’analisi dell’intention-to-treat. L’endpoint primario di sicurezza erano i sanguinamenti maggiori secondo la classificazione dell’International Society of Thrombosis and Haemostasis (ISTH) nella popolazione in trattamento. Si riportano di seguito i risultati del confronto tra warfarin ed edoxaban al dosaggio approvato di 60/30 mg.
Nel braccio con warfarin i pazienti con basso peso corporeo hanno avuto il tasso più alto di ictus o embolia sistemica (6,5 vs 4,7 in MBW vs 1,6% tra gli HBW, p<0,001), sanguinamenti maggiori (9,3 rispetto a 7,7 vs 6,5%, p=0,08) e i peggiori esiti clinici netti in termini di eventi embolici, sanguinamenti maggiori o morte (31,5 vs 19,1, vs 16 p<0,0001).
Il tempo in range terapeutico (TTR) con un INR compreso tra 2,0-3,0 con warfarin era diverso a seconda delle categorie di peso: mediana del 63% nel gruppo LBW, 69,3% nel MBW e 70,1% nel HBW.
Il rischio di ictus e di embolia sistemica era simile tra i pazienti trattati con edoxaban ad alto dosaggio e con warfarin in ciascuno dei tre gruppi.
Il rischio di sanguinamento, in particolare nei pazienti LBW era più basso nei pazienti trattati con edoxaban a basso dosaggio rispetto a warfarin, con un più difficile.
Gli esiti clinici netti con edoxaban ad alto dosaggio erano migliori rispetto a warfarin.
Le concentrazioni costanti del farmaco e l’inibizione del FXa con edoxaban negli estremi di peso corporeo supportano i criteri raccomandati per l’aggiustamento della dose di edoxaban. In conclusione, i risultati clinici della presente analisi depongono a favore dell’uso di edoxaban 60 mg una volta al giorno, con riduzione della dose a 30 mg in base ai criteri appropriati, in tutte le categorie di peso corporeo.
Bibliografia
Boriani G, Ruff CT, et al. Edoxaban versus warfarin in patients with atrial fibrillation at the extremes of body weight: an analysis from the ENGAGE AF-TIMI 48 Trial. Thrombosis and Haemostasis 2020; DOI: https//doi.org/10.1055/s-0040-1716540.