Più valore nella gestione del paziente cronico, gli IRCCS propongono un modello di cambiamento

Un nuovo modello di gestione del paziente cronico a rischio cardiovascolare, messo a punto di recente e destinato ad essere valutato e impiegato dalla Rete Cardiologica degli IRCCS mette al centro il paziente e in particolare il valore percepito dal paziente e la sostenibilità delle cure (Value Based Healthcare Ecosystem).

Per la realizzazione di questo nuovo progetto si prevede di sfruttare la digital health e in particolare la telemedicina, strumenti ormai indispensabili per una gestione del paziente integrata e multidisciplinare. Sono state identificate le linee guida del progetto che possono essere sintetizzate in quattro punti fondamentali:

  • potenziare la capacità di follow up del paziente attraverso un supporto di “remote care management”;
  • favorire l’integrazione di team multiprofessionali attraverso la telemedicina;
  • favorire la prevenzione e l’educazione del paziente attraverso strumenti di mobile health;
  • sviluppare nei clinici le competenze manageriali funzionali a un pieno impiego della digital health. 

Come nasce il progetto

Le premesse e le considerazioni da cui si è partiti per arrivare a definire questo progetto sono tre.

  • Secondo quanto riportato dal Ministero della salute si stima che le patologie cardiovascolari in particolare infarto e ictus, provochino circa 17,9 milioni di morti ogni anno, pari al 31% di tutti i decessi.
  • Sappiamo bene che il nostro Servizio Sanitario Nazionale non gode di ottima salute, per poter continuare a rimanere sostenibile richiede necessariamente una riorganizzazione e le nuove tecnologie potrebbero diventare lo strumento utile per raggiungere questo risultato. In particolare la telemedicina è l’innovazione che si presta meglio per spostare la gestione del paziente cronico dall’ospedale al domicilio. A dicembre 2020 nelle “Linee guida nazionali sulla Telemedicina” del Rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità su COVID 19 veniva sottolineata l’importanza della telemedicina che viene definita: “…fondamentale nella gestione delle cronicità, come canale di più facile accesso alla medicina specialistica, come supporto alla medicina territoriale nel garantire una maggiore continuità terapeutica attraverso un approccio multidisciplinare e infine nella realizzazione di una sanità che sia a domicilio”.
  • il Piano Nazionale Ripresa e Resilienza ipotizza come ambizione centrale della Missione Salute la realizzazione di una sanità di prossimità: la casa deve diventare il primo luogo di cura grazie all’utilizzo e alla diffusione della telemedicina.

A queste premesse si sono aggiunti anche i risultati di una ricerca condotta su 350 medici specialisti per indagare quali sono le principali criticità riscontrate durante la fase di emergenza COVID 19 e le possibili soluzioni per il futuro. Nell’indagine è stata posta particolare attenzione al paziente cardiometabolico complesso.

I risultati dell’indagine

Dall’indagine è emerso che secondo il 35% degli intervistati per il futuro del Servizio Sanitario è fondamentale che le attività ospedaliere siano centrate principalmente sulla gestione del paziente acuto e dei casi a maggiore complessità, per il 24% occorre costituire percorsi integrati ospedale-territorio e per il 22% è necessario istituire modelli di assistenza a distanza.

Inoltre per il 78% degli intervistati per la realizzazione di una efficace integrazione multiprofessionale occorre un sistema di sanità digitale.

Come anticipato grazie a questa survey si è potuto anche analizzare quali sono le criticità riscontrate, le principali segnalate sono state:

  • il ritardo o la cancellazione delle visite/prestazioni (prioritaria per il 35% dei rispondenti);
  • le difficoltà nella gestione degli eventi avversi (prioritaria per il 20% dei rispondenti).

Queste criticità hanno avuto anche ricadute dal punto di vista organizzativo, i ritardi o la cancellazione sono stati segnalati infatti anche come criticità organizzativa, considerata prioritaria dal 32% dei partecipanti all’indagine. A seguire il rallentamento delle attività diagnostiche e delle visite di controllo (28%).

Quando poi si è cercato di valutare se le nuove tecnologie e in particolare l’assistenza in remoto fossero strumenti utilizzati nella quotidianità è emerso che non c’è ancora un loro utilizzo diffuso. Le ragioni sono la difficoltà nel rilevare i parametri vitali del paziente e l’atteggiamento restio del paziente nei confronti della visita in remoto, per cui l’incontro di persona continua a essere preferito.

Il 94% dei rispondenti ha segnalato la necessità di riorganizzare le attività ospedaliere per una più appropriata presa in carico del paziente. L’indagine mette in luce come la quasi totalità dei partecipanti (80%) concorda nella necessità di evolvere i paradigmi di presa in carico del paziente e adottare un approccio multidisciplinare nella gestione della cronicità. Nello specifico, il medico di medicina generale dovrà assumere un ruolo sempre più centrale nel monitoraggio dell’aderenza terapeutica del paziente e nella qualificazione del relativo stato patologico, come segnalato rispettivamente dall’82% e dal 69% degli intervistati.

Per quanto concerne l’evoluzione del ruolo della medicina specialistica, circa il 70% degli intervistati concorda sulla necessità di adottare un approccio integrato e sinergico nella relazione con la medicina generale, e oltre il 50% degli stessi concorda sulla necessità di focalizzare le relative attività nella gestione dei casi maggiormente complessi o gravi.

 Il nuovo progetto

Sulla base delle premesse iniziali e dei risultati emersi dall’indagine si è ritenuto opportuno sviluppare un progetto di Value Based Healthcare Ecosystem nell’ambito degli IRCCS cardiologici e la rete cardiologica degli IRCCS è stata scelta come advisor scientifico del progetto.

Per comprendere il valore alla base basti considerare che i 20 IRCCS cardiologici associati, guidati da Multimedica, dal Policlinico San Donato e dal Centro Cardiologico Monzino

mettono a disposizione 1.775 posti letto e gestiscono annualmente 1.162.000 pazienti.

Partecipano al progetto diverse organizzazioni:

  • la Fondazione Innovazione e Sicurezza in Sanità
  • Fimmg Lombardia e Federfarma Lombardia;
  • Allianz Health e Generali Salute;
  • Rotschild Italia;
  • Daiichi Sankyo e altre aziende farmaceutiche/biomedicali in via di definizione.

Le fasi del progetto

Il progetto è articolato in quattro fasi e prevede la messa in atto di un modello sperimentale di gestione dei pazienti cronici a rischio cardiovascolare basato sull’utilizzo della digital health a favore di una migliore integrazione tra ospedale-territorio-domicilio.

La prima fase del progetto (START), in partenza tra luglio e settembre, prevede la condivisione tra tutte le organizzazioni coinvolte delle linee guida, degli obiettivi e della governance.

La seconda fase in calendario tra luglio e dicembre si concentra sulla definizione dei protocolli di gestione del paziente cronico a rischio cardiovascolare. Questi protocolli si baseranno sull’impiego della digital health e in particolare della cardiologia digitale. Inoltre in questa fase è prevista l’identificazione degli ambiti di miglioramento organizzativo e operativo che è necessario perseguire. In particolare:

  1. disegno dei percorsi diagnostico-terapeutici-assistenziali di gestione del paziente cronico a rischio cardiovascolare, secondo le principali linee guida scientifiche e le possibilità offerte dall’impiego di digital health;
  2. indagine e valutazione delle condizioni organizzative, tecnologhe e professionali esistenti in diversi ospedali, sia IRCCS, che non, attraverso il coinvolgimento di un ampio gruppo di clinici e manager sanitari degli stessi;
  3. percorso di co-creazione multistakeholder con i clinici e i manager sanitari solo degli IRCCS coinvolti per la identificazione delle leve e azioni necessarie alla implementazione dei protocolli di gestione del paziente cronico a rischio cardiovascolare.

Una volta definiti i protocolli di gestione con la terza fase (EMPOWERING) si dà inizio alla creazione delle condizioni organizzative, tecnologiche e professionali necessarie alla messa in opera. Si prevede quindi la necessità di:

  • sviluppare una piattaforma di gestione remota del paziente,
  • identificare e integrare le soluzioni digitali più innovative per la gestione del paziente cronico,
  • attivare accordi strutturati di referral tra ospedale e territorio,
  • formare lo sviluppo e la successiva certificazione delle competenze di Cardiologia digitale.

Infine, con la quarta fase – PILOT, RWE ANALYSIS & PAPER – si darà l’avvio in alcuni IRCCS a progetti pilota di ingaggio e gestione del paziente cronico secondo i protocolli identificati e con le condizioni tecnologiche, organizzative e professionali definite.

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