Aspetti comunicativi nel digitale
Data: Martedì 20 Aprile 2021
Intervento della Dott.ssa Roberta Villa, Divulgatrice scientifica e giornalista, all’interno del webinar La comunicazione tra medico e paziente nella trasformazione digitale.
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Trascrizione
Mi è stato dato questo titolo molto generale ci sarebbe da parlare per dei giorni quanto il digitale incide sulla comunicazione in generale e anche riguardo alla comunicazione tra medico e paziente. Io lancerò qualche spunto di riflessione su cui poi avrò piacere di ricevere le vostre domande e di potermi confrontare con voi. Ho selezionato alcuni degli aspetti che diciamo in cui questo rapporto tra medico e paziente può concretizzarsi nel digitale è da molti anni si parla di fascicolo sanitario elettronico e ormai in molte regioni questo è una realtà con tutti i vantaggi che da alle criticità però anche da un altro punto di vista delle difficoltà della efficienza di questo sistema, ci sono le app in mano al paziente che ormai spesso condizionano i suoi comportamenti i suoi stili di vita anche la gestione delle sue malattie croniche cioè la riabilitazione che viene sempre più spesso effettuata tramite digitale. Ci sono diverse esperienze che mostrano come dei programmi di riabilitazione online a distanza possono essere efficienti come quelli con un rapporto diretto interpersonale. Io mi soffermo però soprattutto su due aspetti che sono diventati molto attuali in questo periodo uno è la telemedicina e l’altro è il ruolo dei medici nei social media su come usare i social media. Spesso il digitale è visto o vissuto dal paziente come un muro in realtà fino a prima della pandemia molti hanno fatto l’esperienza di trovarsi di andare da un medico pensando di parlare col medico.
In realtà il medico aveva lo sguardo fisso su un computer si preoccupava di riempire tutte le caselline del suo programma e non aveva quella apertura al dialogo che forse ci si aspetterebbe quindi c’era un po questo problema di come questa digitale che sicuramente ha moltissimi vantaggi e una grandissima utilità. Però poteva impattare in maniera negativa sul rapporto tra medico e paziente. Poi è arrivata la pandemia è scoppiata la pandemia e ha cambiato tante cose nel nostro modo di vivere ha cambiato tante cose nella nostra realtà ha cambiato molto anche il rapporto tra medico e paziente soprattutto da questo punto di vista e la necessità del distanziamento che ovviamente è uno delle armi fondamentali che abbiamo per contrastare la pandemia deve in qualche modo trovare di convivere con questa relazione medico paziente che tra l’altro può diventare particolarmente urgente sia nel caso appunto di un’infezione da Covid ma anche nel caso di malattie croniche nei confronti delle quali nei momenti di maggiore acuzie della pandemia diventa anche difficile organizzare controlli visite e controlli di persona. La telemedicina però non è qualcosa di nuovo, qualcosa che è nato con la pandemia è dal 2014 che il ministero della Salute ha emesso delle linee di indirizzo per implementare tutte le opportunità che la telemedicina può offrire per la gestione clinica soprattutto dei pazienti cronici ma in generale queste linee di indirizzo in realtà però fino all’anno scorso sono state molto ignorate tranne qualche singola iniziativa dovuta alla buona volontà di qualche gruppo o qualche esigenza particolare.
Tendenzialmente sembrava un po un divertimento per nerd ma qualcosa che difficilmente poteva portare a un vero vantaggio. E invece con la pandemia tutte le ragioni della resistenza sono un po venute meno. Quali erano queste ragioni? Beh c’era una rigida regolamentazione prima di tutto dal punto di vista proprio della legislazione. Per esempio anche delle complicazioni dell’ambiguità riguardo alla rimborsa abilità delle prestazioni date in telemedicina. C’erano dei dubbi sulla loro affidabilità sul fatto che davvero producesse dei vantaggi in termini economici. C’era una difficoltà a integrare questi nuovi strumenti nella pratica quotidiana. Una diffidenza in generale sia da parte dei medici che dei pazienti e anche dei problemi di privacy non indifferenti che abbiamo visto anche per quanto riguarda solo fascicolo sanitario elettronico e che diventavano ancora più marcate parlando di telemedicina in generale però è anche vero che la storia insegna che appunto tutti vogliono innovare ma in realtà siamo tutti molto resistenti al cambiamento. Questa è la resistenza al cambiamento è stata appunto abbattuta dalla pandemia. Subito ci si è resi conto per esempio delle difficoltà che comportava il dover andare a prendere delle ricette fisicamente negli ambulatori dei medici nel momento della pandemia nel momento più acuto durante il lockdown e questa dematerializzazione delle prescrizioni che se ci pensate soprattutto per quanto riguarda le malattie croniche le ricette ripetibili è abbastanza assurdo che siamo arrivati al 20 marzo del 2020 per aver bisogno di un pezzo di carta per questo.
Eppure è stato una conquista, c’è voluto del tempo comunque per arrivare a questo e poi da quel primo atto sono nate diverse iniziative in diverse Asl italiane e a luglio si sono state calcolate circa 180 soluzioni di vario tipo dal telefono alle chat con i bot per aiutare i pazienti malati di Covid che tutti gli altri evitando un contatto fisico che poteva creare naturalmente dei rischi dei problemi e delle difficoltà. Ad aprile l’Istituto Superiore di Sanità emetteva delle nuove indicazioni per l’appunto implementare la telemedicina durante l’emergenza sanitaria ma sottolineava solo per l’emergenza. E mentre le linee guida della American Medical Association sempre nello stesso periodo si preoccupano di come integrare in questo mondo ormai su Zoom ormai su queste piattaforme come quella su cui ci troviamo. Come integrare queste visite fatte a distanza con la pratica clinica abituale dei medici quindi per aiutare i medici a entrare in questa nuova mentalità. Naturalmente queste visite a distanza pongono dei problemi di privacy dei problemi organizzativi e proprio in Toscana c’è un esempio di una buona pratica nel senso che integrando tutti i sistemi informativi che facevano capo a varie attività varie realtà della sanità regionale toscana si è arrivati a un sistema informativo unico regionale che ha molto snellito la gestione dell’emergenza.
Alla fine dell’anno qua la data del 27 ottobre ma in realtà la firma da parte della Conferenza Stato Regioni è di dicembre. Si è arrivati a consolidare delle nuove indicazioni per la telemedicina che dovrebbero restare in maniera un po più stabile indipendentemente dall’emergenza. Gli strumenti che erano stati inventariati a luglio riguardavano circa 3 casi su 10 pazienti covid ma l’altro %70 riguardava i pazienti non Covid ma soprattutto i pazienti cronici che avevano bisogno di essere seguiti dai loro medici e che appunto non potevano più recarsi negli ambulatori o comunque ai quali non era consigliato questa esposizione. Quali sono i vantaggi della telemedicina? Risparmio di tempo è evidente per un paziente già cronico con dei problemi. Evitare dei viaggi poi non sempre si parla del medico di famiglia. Ci può essere uno specialista che magari in una città vicina o a distanza anche in una città più lontana si riducono i costi si riducono i rischi. Ovviamente i rischi infettivi in corso di pandemia ma in generale tutti i rischi che una persona fragile può avere dovendo affrontare un viaggio magari viaggiare anche delle ore per un quarto d’ora o 20 minuti di visita.
Inoltre paziente nella sua casa nel suo contesto può essere più tranquillo sarà anche meglio disposto al colloquio. Ovviamente questo quando si parla di colloqui di assestamenti di terapie già esistenti è evidente che resta una quota di visite che richiede la visita fisica con l’esame obiettivo. Ovviamente non è di questo che stiamo parlando. E poi la telemedicina può servire per le visite dermatologiche queste molto facilmente vengono fatte con la telemedicina anche senza il bisogno di un contatto fisico. Ma ormai sono in uso tanti e anche diciamo supportati da una evidenza scientifica solida. Altri usi per esempio programmi di intervento sugli stili di vita il monitoraggio delle condizioni croniche o diretto o tramite dei sensori collegati appunto col medico la valutazione dei sintomi visibili. Come dicevo appunto per esempio le lesioni cutanee ma può valere anche per il tipo di tosse per altri aspetti l’aggiustamento della terapia e può essere utile in alcuni casi anche i pazienti per esempio tengono dei diari online che sono in condivisione con il medico. A seconda naturalmente del tipo di patologia interessata. Piace questa comunicazione digitale? I dati che abbiamo dicono di sì è tra l’altro tra i medici intervistati dal Politecnico di Milano sostengono che la telemedicina abbia effettivamente un ruolo determinante durante l’emergenza e più della metà è ben disposto a utilizzarla anche in seguito i pazienti siano tutto sommato molto soddisfatti almeno in questa indagine condotta in vari paesi del mondo.
Sembra che i pazienti siano molto soddisfatti e loro ritengano questo tipo di rapporto col medico equivalente per non dire migliore di quello di persona. Qua ci sono dei dati che ci mostrano come appunto molti pazienti grazie alla pandemia hanno scoperto l’uso di questi mezzi e siamo convinti di voler poi utilizzare anche in seguito per i vantaggi che questo sistema può dare da tanti punti di vista. Come accennava prima al professore. Però non dobbiamo dimenticarci il digital divide cioè le norme di difficoltà che una quota di popolazione sempre più ristretta per fortuna ma che comunque resta prioritaria in queste fasce di età in cui le malattie croniche sono anche più frequenti. Comunque a oggi abbiamo moltissime persone ai 70 80 anni che non hanno difficoltà a usare il computer. Molti hanno imparato a usare queste piattaforme anche solo per parlare con nipotini quindi poi si possono trovare in più a loro agio a parlare col medico. Ma certamente c’è una grossa fetta di persone che ancora non ha questa dimestichezza. Per non parlare delle difficoltà obiettive che derivano dalla carenza di copertura sul territorio nazionale anche dal punto di vista delle connessioni e dell’alta velocità. Veniamo ai social media. Ci sarebbe tantissimo da dire. Io però vorrei concentrarmi sull’uso dei social media da parte dei medici dei singoli professionisti.
è un’ottima cosa usare i social media sono un luogo oggi in cui è difficile non essere presenti perché gran parte del dibattito pubblico gran parte delle conversazioni avvengono sui social media. Però sono degli strumenti da usare con grande cautela. Qui ho messo l’esempio di Eric Topol che è forse il più grande comunicatore sui media in ambito medico cardiologo americano esperto anche di tecnologia. Lui ha una capacità incredibile di distillare anche i lavori scientifici man mano che escono di comunicarle al pubblico di relazionarsi col pubblico. Però è un personaggio l’attività del singolo medico che sui social può incontrare i suoi pazienti è qualcosa di un po diverso. Lo abbiamo visto durante questa pandemia in cui purtroppo molti medici e ricercatori sui social oltreché in televisione hanno mostrato un po il peggio di sé. Abbiamo visto insulti commenti assolutamente inaccettabili contrasti fino alle querele reciproche. Ecco questo non fa bene al paziente, il paziente che vede ma anche il cittadino nel caso della pandemia che vede due medici due esperti due scienziati che si insultano sui social media perderà fiducia non solo nel singolo individuo ma in tutto il sistema. Quindi è assolutamente imperativo nel momento in cui si va sui social media ricordarsi che si hanno delle responsabilità nei confronti dei propri assistiti. Perché bisogna distinguere se si è dei medici o dei influencer. Quindi un punto fondamentale da non dimenticare è quello della privacy.
Tante volte quando si va sui social ci dimentichiamo che siamo in piazza che quello che diciamo che quello che facciamo può essere facilmente riportato ovunque e non importa se abbiamo anche un profilo privato perché è un attimo fare gli screenshot e poi diffondere quello che abbiamo detto o scritto. Quindi è molto importante che qualunque medico vada sui social media e si ricordi che è come se parlasse davanti ai suoi pazienti. Quindi nel caso vogliate usare i social come qualunque persona per anche scherzare in maniera leggera coi vostri amici piuttosto usare uno pseudonimo oppure Tenete un profilo molto chiuso. Ma distinguete decisamente la vostra immagine pubblica che può essere per esempio attraverso una pagina rispetto a un profilo personale in cui diciamo voi dovete ricordare che la privacy è la vostra e quella dei pazienti. Nel senso che da un lato può scapparvi di parlare e raccontare di un paziente cosa che ovviamente è assolutamente contraria ma che magari in un commento in un dialogo con un collega potete fare senza pensare che non siete in una chat privata di whatsapp ma siete in pubblico e viceversa anche la vostra privacy conta perché magari delle immagini prese in certi contesti o inappropriati o molto leggeri possono compromettere la fiducia dei pazienti nei vostri confronti. Un’altra tentazione a cui bisogna resistere con grande forza è non dare mai dei consigli clinici ai singoli individui.
Sarete bombardati da persone che vi chiedono ma io ho fatto questo ma mia mamma ha fatto questo esame cosa deve fare quindi mai dare dei consigli clinici a distanza. Perché voi non sapete non potete sapere poi cosa c’è dietro com’è il paziente. Mai assolutamente fare diagnosi operative a distanza. Tornando un attimino alle polemiche che abbiamo visto durante la pandemia è anche importante che ognuno si ricordi qual è la sua competenza e qual è l’incertezza magari del campo in cui si trova, La tentazione quando si è online quando ci si sente degli influencer quando le persone vengono a chiedere consigli di dare per certo quelle che sono opinioni personali anche magari in una specialità che non sono le proprie è molto alta ma mai è pericolosa perché anche lì può compromettere la vostra reputazione. Sapete ha un enorme valore. In generale attenti a tutto ciò che emotività ai conflitti. Quando siete messi sotto pressione dagli negazionisti è meglio sempre far cadere. Evitare il conflitto. Mai gli insulti mai gli atteggiamenti aggressivi o supponenti. Perché questi compromettono non soltanto il rapporto con quel singolo individuo ma con tutti coloro che vi ascoltano. Quindi non dimenticatevi che è vero che la legge prevede un diritto all’oblio ma in realtà quello che si scrive sui social resta inciso sulla roccia. Ho trovato questa foto con questo “costa troppo” perché il costo di questo cioè delle cose inappropriate che possiamo scrivere sui social è un costo molto elevato e un costo che si misura in termini di reputazione di pazienti e di reputazione anche da parte di altri colleghi e quindi è richiesto a chi ha un ruolo poi che dev’essere di riferimento per la comunità.
Un ruolo importante come quello di un medico a cui ci si deve poter affidare è ancora più importante che per un individuo un comune cittadino quello di prestare molta attenzione a quello che si scrive sui social. Per questo io consiglio questa semplice regola delle tre P prima di postare pensa, pensa se quello che stai dicendo ha un contenuto scientifico provato o è semplicemente una tua impressione o una tua idea qualcosa che magari è fatto così ma di cui non sai se negli ultimi anni sono uscite magari delle evidenze contrarie stai attento al tono che usi sui social. Se è lo stesso tono che useresti a voce con un paziente perché il paziente che ti legge rischia poi di farsi un’idea magari di una persona arrogante o di una persona aggressiva o di una persona paternalista quando in realtà ha di persona tu mostreresti più rispetto e in generale pensa se diresti queste cose ad alta voce in tv perché tutto quello che scrivete sui social può essere screenshotato e diventare poi ineliminabile. Grazie mille questo è Il mio ultimo libro se volete leggerlo.